Piante Eduli

Le piante eduli sono le specie vegetali selvatiche che rappresentavano (o rappresentano ancora) una fonte di calorie, nutrienti e minerali per gli esseri umani. Tante contengono anche dei principi attivi da cui deriva un possibile uso terapeutico o medico, per esempio dei blandi diuretici, come le varie specie di asparago (Asparagus acutifolius, Asparagus tenuifolius, Asparagus officinalis) o il dente di leone (Taraxacum officinale). Per millenni queste piante integravano le fonti caloriche delle specie vegetali “domesticate” coltivate (piante come il frumento o il cavolo) o date da animali allevati come le mucche e le galline. Questo succedeva particolarmente in momenti di carestia alimentare, anche se la base della conoscenza era ben più vecchia, risalente al periodo dei cacciatori-raccoglitori presenti in Europa fino all’inizio del epoca Neolitica. Nelle aiuole del giardino abbiamo una trentina di specie di uso comune nel Carso.

Qui di seguito vi elenchiamo e descriviamo alcune piante eduli presenti nell'area del giardino a loro dedicata.

Alloro (Laurus nobilis). Anche l’alloro non è tipico del Carso ma è presente in quanto introdotto dall’uomo negli spazi domestici e divenuto poi spontaneo presso gli abitati soprattutto nelle parti più calde del territorio. Come noto si usano le foglie per aromatizzare arrosti ed altre pietanze.

Ortica (Urtica dioica). Specie comune dei terreni molto azotati, anche se meno diffusa di un tempo. La cottura ne elimina la proverbiale funzione urticante in vivo, per cui se ne utilizzano le foglie ed i getti giovani, preferibilmente prima della fioritura, come ottima verdura cotta e nelle preparazione di minestre, frittate e salse.

Bugula (Ajuga reptans).Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiatae. Stolonifera, forma   popolamenti a rosette tra loro ravvicinate e abbastanza appiattite al suolo. Cresce in condizioni di mezza ombra, nei boschi chiari di pianura e collina, nei margini boschivi e nei prati pingui. Si utilizzano cotte, a mò di asparagi selvatici, le infiorescenze giovani quando, in primavera, la maggior parte dei fiori (a maturità di colore blu e a forma di bocca di leone) sono ancora in boccio.

Piantaggini (Plantago lanceolata, P. media, Plantago major). Piante rispettivamente dei prati medi, di quelli più asciutti e delle superfici moderatamente calpestate. Si mangiano le foglie giovani, crude o cotte e le infiorescenze ancora chiuse. Se soffritte queste sviluppano un sapore fungino percepibile anche a crudo. Noto l’effetto emostatico del succo fogliare.

Tarassaco (Taraxacum officinale). Pianta degli incolti prativi fertili. Se ne possono consumare,  in varie maniere e preparati, le foglie, soprattutto giovani, le infiorescenze in boccio e pienamente sviluppate, i peduncoli fiorali, i ricettacoli (“bottoncini”) una volta perduti i pappi e le radici. Tra gli altri, noto l’effetto diuretico e depurativo.

Consolida maggiore (Symphytum officinale). Pianta dei prati, almeno un poco umidi, di cui si utilizzano prevalentemente le foglie giovani cotte, a mo’ di spinaci ma, come questi, anche in preparazioni più elaborate. Va consumata occasionalmente e non in grandi quantità poiché contiene alcaloidi pirrolizidinici.

Corniolo (Cornus mas). Arbusto dal legno molto robusto e duro che cresce ai margini e nei boschi asciutti. Se ne possono utilizzare direttamente i frutti freschi, rosso scarlatto quando maturi, ricchi di vitamina C o in marmellate e in agrodolce con aceto. Con fiori e foglie si può preparare un’insolita e gradevole tisana.

Prugnolo (Prunus spinosa). Arbusto spinoso dei margini boschivi fertili di pianura e zone collinari, che di solito cresce in macchie. Parente del susino domestico. Se ne possono utilizzare i piccoli frutti tondeggianti quando stramaturi (altrimenti allappano la bocca essendo troppo astringenti) oppure in marmellate. Con le foglie seccate si può preparare un’insolita e gradevole tisana.

Sambuco nero (Sambucus nigra). Arbusto dei suoli freschi e fertili. Se ne utilizzano le infiorescenze a ombrella di color bianco crema soprattutto come frittelle pastellate e più notoriamente per preparare un dissetante sciroppo. Anche i frutti possono essere utilizzati per questo scopo come per altri, ma sempre rigorosamente cotti, altrimenti sono tossici.

Prunella (Prunella vulgaris). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiatae. Stolonifera, forma popolamenti a rosette tra loro più o meno distanziate e non appiattite al suolo. Cresce in condizioni di mezza ombra, nei margini boschivi e nei prati pingui. Si utilizzano cotte, a mò di asparagi selvatici, le infiorescenze giovani quando, in primavera, la maggior parte dei fiori sono ancora chiusi.

Asparagi selvatici (Asparagus acutifolius, Asparagus tenuifolius, Ruscus aculeatus -pungitopo-). Piante semi-cespugliose (camefite)  della famiglia delle Asparagaceae. Sono legate tutte ad habitat boschivi o di margine di bosco. Se ne consumano cotti i getti giovani primaverili che spuntano dal terreno tra i fusti adulti, prima che inizino a ramificare ed a indurirsi.

Girardina silvestre (Aegopodium podagraria).Pianta erbacea perenne della famiglia delle Apiaceae. Stolonifera, determina generalmente popolamenti abbastanza folti in boschi (e siepi) da umidi a molto freschi. Se ne consumano in primavera tutte le parti aeree, prima della comparsa dei fiorellini bianchi riuniti in ombrelle, sia crude (quando particolarmente giovani) che cotte. Verdura dai sentori aromatici che ricordano la carota. E’ necessario essere certi dell’identificazione della pianta in quanto tra le Apiaceae si annoverano alcune specie molto tossiche.

Bardana comune (Arctium lappa). Pianta erbacea bienne della famiglia delle Asteraceae. Cresce ai margini dei boschi e delle siepi campestri, lungo la viabilità relativa, ecc. Sviluppa il proprio ciclo vitale in due anni: nata una nuova piantina da seme, il primo anno questa produce solo una rosetta di foglie grandi, il secondo anno da questa rosetta si sviluppa un fusto su cui dopo la fioritura si avranno frutti e semi e l’individuo-pianta quindi morirà. Sono eduli: la radice alla fine del primo anno e poi, nella primavera del secondo anno, piccioli fogliari e fusto sbucciato previa cottura.

Rucola selvatica (Diplotaxis tenuifolia). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Cruciferae. Cresce bene su terreni sciolti, sabbioso-ghiaiosi e ben soleggiati. Se ne consumano prevalentemente crude le foglie e i tessuti giovani in aggiunta ad altre verdure crude, in quanto il sapore deciso, aromatico e addirittura un poco “pepato” in piante che crescono in posizioni molto soleggiate, può rendere questa pianta ostica al palato se consumata da sola.

Acetosa (Rumex acetosa). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Polygonaceae. Cresce nei prati pingui e se ne consumano i giovani germogli e le foglie di forma sagittata crude, dal sapore marcatamente acidulo per insaporire insalate crude, salse, frullati. Non va consumata in eccesso per il contenuto di acido ossalico e per questo motivo è sconsigliata anche alle persone con problemi renali o urinari.

Fragolina di bosco (Fragaria vesca). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Rosaceae. Stolonifera, crea piccoli popolamenti prevalentemente nei margini boschivi. Oltre ai frutti notoriamente commestibili possono essere utilizzate anche le foglie e i fiori per la preparazione di tisane.

Edera terrestre (Glechoma hederacea). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiatae. A fusti striscianti, forma popolamenti anche estesi in ambiti parzialmente ombreggiati come gli orli boschivi.  Foglie giovani e i germogli primaverili  possono essere utilizzati come aromatizzanti. Con le foglie si può nache fare una tisana dal sapore insolito.

Salvia selvatica (Salvia pratensis). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiatae Con fiori a “bocca di lkeone) viola scuro. Dall’aroma inconfondibile se strofinata, cresce nei prati e nei pascoli. Se ne utilizzano le foglie seccate e tritate come spezia e moderatamente le foglie giovani nelle insalate per aromatizzarle con un sapore rustico ed inusuale. Con foglie e fiori si può preparare una gradevole tisana.

Lattuga perenne (Lactuca perennis). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae con “fiori” simili per forma a quelli delTarassaco, ma di colore blu-violetto. In primavera, le foglie giovani delle rosette basali, dalla consistenza croccante e dal sapore leggermente amarognolo, possono venire usate crude da sole o in misticanza con altre erbe selvatiche.

Campanula piramidale (Campanula pyramidalis). Pianta erbacea bienne della famiglia delle Campanulaceae che dall’estate inoltrata all’autunno produce spighe vistosissime di fiori azzurri, talora alte fino ad un paio di metri. In primavera, le foglie giovani delle rosette basali, dalla consistenza croccante e dal sapore nocciolato, possono venire usate crude da sole o in misticanza con altre erbe selvatiche.

Silene (Silene vulgaris). Pianta erbacea perenne della famiglia delle Cariophyllaceae. Conosciuta localmente come “Sclopit”, cresce nei prati asciutti e si riconosce facilmente dai fiori rigonfi foggiati a brocca. Se ne consumano i germogli giovanissimi in primavera in frittate e risotti.

Trifogli (Trifolium pratense, Trifolium repens, Trifolium rubens). Piante erbacee perenni. I primi due tipici dei prati pingui, il terzo del margine boschivo. Se ne consumano crude  o cotte le parti verdi giovani (infiorescenze, germogli) in zuppe e insalate e altre pietanza. Le infiorescenze possono essere impiegate in tisane. Raccolti al momento della piena insolazione hanno aroma più intenso.

Aglio orsino (Allium ursinum). Aglio selvatico che vegeta attraverso la primavera nei boschi di latifoglie freschi o umidi. Dall’aroma più delicato dell’aglio coltivato, può essere utilizzato come questo. Se ne consumano prevalentemente le foglie lanceolate crude come verdura, in commistione con altri vegetali, o cotte per aromatizzare frittate. Pianta da saper riconoscere con certezza poiché non è difficile confonderla con specie tossiche (Mughetto) e anche mortali (Colchico).